I Giovedì - gruppi chestertoniani veronesi              la critica
 

 

Hanno detto di lui

Hanna Arendt: «Spuntò un movimento di rinascita cattolico ben diverso i  cui principali rappresentanti furono Péguy e Bernanos in Francia e Chesterton in Inghilterra. Ciò che questi uomini odiavano nel mondo moderno non era la democrazia, ma la sua mancanza. Ciò a cui aspiravano era la libertà per il popolo e la ragione per le menti. In loro vi era un odio profondo per la società borghese, che sapevano essere essenzialmente antidemocratica e fondamentalmente corrotta. Ciò contro cui si battevano senza requie era l’insidiosa invasione della morale e dei valori borghesi in tutti gli stili di vita e in tutte le classi sociali.

Non vi sono polemiche più devastanti, divertenti o meglio scritte contro quell’insieme di superstizioni moderne che vanno dalla scienza cristiana alla ginnastica come mezzo di salvezza, dal proibizionismo a Krishnamurti, di quelle contenute nei saggi di Chesterton.

Quando Chesterton descrive il ricco che per un presunto amore dell’umanità adotta qualche nuova regola vegetariana come l’uomo che ‘ha abolito la carne perché i poveri amano la carne’, riesce a descrivere le ambizioni delle classi dominanti meglio delle discussioni accademiche sulle funzioni dei capitalisti.

Nel cristianesimo vi era qualcosa di più della denuncia della malvagità della ricchezza. L’insistenza sui limiti della condizione umana bastava ai suoi adepti per farsi un’idea dell’essenziale disumanità dei tentativi moderni di trasformare l’uomo in un mostruoso superuomo.

Erano consapevoli che una ricerca della felicità che elimini le lacrime è destinata a cancellare anche le risa.

Il cristianesimo insegnava che non può esistere nulla di umano al di là delle lacrime e delle risa, fatta eccezione per il silenzio della disperazione.

Per questo Chesterton, accettate senza remore le lacrime, poté fare spazio al riso».

Tratto qua e là da: Cristianesimo e Rivoluzione 
stà in: "Archivio Hanna Arendt 1. 1930-1948" ed. Feltrinelli Milano 2001

pubblicato per la prima volta in The Nation, 22 settembre 1945.  

George Bernard Shaw: Chesterton parla della splendida condizione di non avere nulla da fare ...; che vuol dire essenzialmente che voi sarete nella splendida condizione di poter fare ciò che vi piace. Ma anche questo non è poi così splendido come sa qualsiasi vagabondo.

 

Hannah Arendt: [L'imperialismo coloniale] relegando malanni e preoccupazioni negli altri continenti produsse quell'illusorio senso di sicurezza, così diffuso nell'Europa d'anteguerra, che ingannò tutti fuorché gli spiriti più sensibili. Péguy in Francia e Chesterton in Inghilterra si resero istintivamente conto che vivevano in un mondo di false apparenze e che fra queste la stabilità era la più vistosa. (Hannah Arendt "Le Origini del Totalitarismo" Edizioni di Comunità Torino 1999 pagina 205)
Hilaire Belloc: Egli fece vedere agli uomini ciò che non avevano visto prima. Li fece conoscere. Era un architetto della certezza, ovunque praticasse quest'arte in cui eccelleva
Marshall McLuhan:  Egli ha semplicemente evitato che la mia disperazione diventasse consuetudine e degenerasse in misantropia. Mi ha avvicinato alla cultura europea, incoraggiandomi all'approfondimento di questa conoscenza. Mi ha insegnato le ragioni alla base di ciò che sapevo esprimere soltanto attraverso la collera e l'infelicità. Anche lui ha condiviso questa esperienza; ma poiché viveva in un ambiente ancora ricco di cultura cattolica, e poiché aveva genio sufficiente, vi è penetrato rapidamente. Non era un fanatico. (Marshall McLuhan "La Luce e il Mezzo" Editore Armando Roma 2002 pagina 41)

 

E. Puond: Chesterton è la moltitudine.

 

J. L. Borges: L'opera di Chesterton è vastissima e non comprende una sola pagina che non offra una felicità.

 

E. Gilson: Chesterton era uno dei pensatori più profondi che siano esistiti. Era profondo perché aveva ragione e non poteva evitare di averla; però nemmeno poteva evitare di essere modesto ed amabile: per questo si considerava uno dei tanti, si discolpava per aver ragione e si faceva perdonare la profondità con l'ingegno.

 

E. Waugh: Scrisse specialmente per l'uomo della strada ripetendo con linguaggio chiaro i suoi messaggi semplici e potenti.

 

R. Knox: La sua migliore qualità era il dono di illuminare l'ordinario e descrivere in tutto l'usuale una certa eternità .. ..

La sua legge, scritta nei libri della vita, era vista per la prima volta nelle cose dove nessuno l'aveva vista nelle 99 volte anteriori

 

C. S. Lewis: Chesterton aveva più senso comune che tutti gli scrittori moderni presi insieme.

 

M. Mc Luhan: Non rinunciò mai a mettere a fuoco con un alto livello di saggezza morale i problemi più confusi della nostra epoca.

 

A. Burgess: Scrisse troppo bene, troppo sinceramente e con troppo vigore per meritare una semplice nicchia in un museo.

 

A. Huxley: Chesterton è un artista della parola.

 

M. Murry: Avevo una simpatia immensa per codesto uomo, ed era un avversario di grande onore, il più d'onore che abbia incontrato nella mia vita.

 

G. Green: Era troppo buono per essere un politico. Scrisse i suoi pensieri con freschezza, semplicità e l'incanto della scoperta.

 

A. Bryant: L'influenza di Chesterton sarà più grande tra le generazioni ancora non nate che tra i suoi contemporanei.

 

M. Muggeridge: Sentiva per il fasto che faceva il XX secolo un profondo ed istintivo disgusto, che lo trasformò in un impressionante profeta.

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