I Giovedì - gruppi chestertoniani veronesi       in dettaglio


L'UOMO CHE FU GIOVEDI' di G.K. Chesterton
 
(The Man Who Was Thursday  – 1908)  


Note di Roberto Prisco


CHE INCUBO FU GIOVEDI' -  ottobre 2020

ovvero perché scriverlo e descriverlo?

 

 

Istruzioni per la lettura

Queste brevi note sono indirizzate a coloro che dopo avere letto L’Uomo Che Fu Giovedì di G.K. Chesterton si chiedono che storia sia quella che li ha tenuti legati fino alla fine di una vicenda così irreale. Gli altri, coloro che non hanno ancora letto, sono pregati di non dare troppa importanza a queste righe, finché non saranno nella condizione prevista dopo aver letto il racconto

Nelle edizioni italiane più recenti viene malauguratamente trascurato di riportare la dedica a E.C. Bentley, che contiene la chiave per interpretare la vicenda; e ciò che è peggio manca anche il sottotitolo “Un incubo notturno”.

 

Dedica a E.C. Bentley


Una nube pesava sulla mente degli uomini, e gemendo passava il vento:||si una nube malaticcia sull’anima, quando eravamo giovani tutti e due.||La scienza proclamava il nulla, l’arte ammirava la decadenza:||il mondo, era vecchio e finito; ma tu ed io eravamo, lieti.||Intorno a noi, grottesca schiera, strisciavano i suoi vizi deformi:||la lussuria che non sapeva più ridere, la paura che non sapeva più la vergogna.||Come la bianca ciocca di Whistler illuminava la nostra tristezza senza scopo,||gli uomini inalberavano la loro canizie, fieramente come una piuma. La vita era una mosca che languiva, la morte un pecchione che pungeva:||il mondo era vecchissimo davvero, quando tu ed io eravamo giovani.||Il più banale peccato, veniva torto in forme innominabili,||gli uomini si vergognavano dell’onore; ma noi non ci vergognavamo!||Se pure deboli e sciocchi non così erravamo, non così:||quando quel nero Baal bloccava i cieli non aveva inni da noi.||Bimbi eravamo, e i nostri fortini di sabbia erano deboli al pari di noi:||li alzavamo finché reggevano, per arginare quel minaccioso mare.||Per quanto buffoni in vesti variopinte, rumorosi ed assurdi,||allorché tacevano tutte le campane i nostri sonagli s’udivano tinnire.

Ma non del tutto senza aiuto tenevamo il forte con le sue bandierine svolazzanti: alcuni giganti lavoravano in quella nube per alzarla dal mondo.||Ritrovo il libro che leggemmo, rivivo l’ora che scagliava,||laggiù da Paumanok a forma di pesce, un grido di cose più monde;||e il Garofano Verde appassiva poi che, come in foresta incendio che passa,||ruggivano al vento in tutto il mondo milioni di foglie d’erba;||o, chiara e dolce e improvvisa come uccello che canti nella pioggia, la verità parlava da Tusitala e il piacere dal dolore;||si, come uccello nel grigiore, fresco e vivo e inaspettato,||Dunedin a Samoa parlava, e dal buio spuntava il giorno.||Ma noi eravamo  giovani; si viveva per vedere Dio infrangere i loro incantesimi nefandi:||Dio e la buona repubblica venivano armati all’assalto.||Vedemmo la Cittadella dell’Anima soccorsa che già barcollava ... Beati coloro che non videro, ma ciechi credettero.

Questo è un racconto di quelle vecchie paure, perfino di quei vuoti inferni;||e chi se non te potrà capire la verità che nasconde:||quali dei colossali, vituperosi, possono atterrire gli uomini, e crollare, ||quali enormi demoni nascondono le stelle, e come essi cadano a un colpo di pistola. I dubbi che erano così facili da rincorrere, così terribili da affrontare,||oh, chi li capirà se non tu; si chi li capirà||i dubbi che tutta la notte ci spingevano infervorati a parlare, ||finché il giorno albeggiava sulle strade prima che alla nostra mente la luce!||Ora fra noi, per grazia di Dio, questa verità possiamo dirla:||c’è una forza nella radice che affonda, c’è del buono nell’invecchiare.||Abbiamo trovato finalmente le cose comuni, e le nozze ed un credo:||ed ora io posso scriverne tranquillamente, e tranquillamente puoi leggere tu.

 

 

L’incubo

Nella narrazione l’incubo comincia con l’uscita dal giardino dei due poeti: quello dell’ordine e quello del caos. Finirà quando la mattina successiva, dopo una nottata di avventure e discussioni, i due poeti potranno finalmente scriverne e leggerne tranquillamente. Ma questa frase non è nel racconto delle avventure ma nel fatto reale cui si riferisce GKC nella dedica.

Il nostro compito quindi è cercare di decifrare quali dubbi angosciosi tra il bene ed il male vengano risolti in modo da permettere a GKC di giungere alle cose comuni, alle nozze ed al credo.

 

Poche righe di divagazione sull’anarchia

Se esaminiamo nella sua essenziale semplicità il credo anarchico troviamo una sua applicazione nella cultura relativista del politicamente corretto dei nostri giorni. Parecchi anni fa la rivista anarchica consultabile on-line A presentò l’ideale anarchico con queste poche parole: i

Il punto di partenza è sempre quello: l’assoluta illegittimità di qualsiasi "arché", di qualsiasi ordine costituito, sia che lo si faccia derivare da una divinità sia da un contratto sociale. Bisogna partire dalla distruzione del soggetto e dell’identità

 

Certamente i molteplici movimenti anarchici hanno una varietà di contenuti e di cultura che non è riconducibile esclusivamente a questo slogan; pur tuttavia viene da chiedersi se risulti chiaro agli anarchici che questo scopo è attualmente perseguito anche dal super capitale finanziario mondiale in accordo con le politiche dell’ONU e dell’UE ed in passato era stato lo scopo perseguito con altri mezzi sia nei Lager sia nei Gulag sia nei Laogai.

 

La vicenda

Quella definizione viene esplicitata nel corso della discussione per eleggere chi dovrà diventare il Giovedì del Consiglio Centrale Anarchico Europeo. Viene, infatti, chiarito che l’anarchico è nemico della religione, della legge, dell’ordine e della morale pubblica.

A conclusione della riunione al posto del convinto anarchico Gregory verrà eletto Syme, il poeta dell’ordine che era stato reclutato in un corpo speciale della polizia, per combattere l’anarchia stessa. La battaglia, a cui quel reparto si dedica, dovrà essere culturale in quanto, scrive GKC, i filosofi odiano l’idea stessa di possesso personale e disprezzano il matrimonio in quanto tale ed odiano la vita stessa. È dall’ambiente culturale che viene il vero pericolo, non certo dalle ribellioni di uomini oppressi, che in realtà puntano a costituire un altro ordine sociale, nelle intenzioni almeno, più giusto.

La giovane recluta osserva, infatti, che alla polizia sono riservati i compiti più ignobili come tormentare i poveri, ma le ha negato il compito più dignitoso: punire gli eretici. In altri scritti GKC ha ricordato la differenza che corre tra ribellione ed anarchia e che i veri anarchici non si trovano tra i poveri, ma tra i ricchi e potenti. ii

 

Lo svelamento

Ricevuta la designazione a Giovedì il poliziotto entra come infiltrato nel Consiglio Centrale dove conosce gli altri membri, tra cui il grosso e temibile capo Domenica. L’incubo da qui in poi assume un ritmo sempre più concitato man mano che il nostro poliziotto conosce meglio i componenti del Consiglio. Decifrare un possibile significato dei diversi giorni della settimana costituisce il compito delle prossime righe; lo scopo è di proporre un possibile elenco dei dubbi originari che assillavano Chesterton e l’amico Bentley. Ciascuno dei membri del Consiglio è l’estremo di un ragionamento iii, quindi rappresenta bene un principio del quale Gilbert e Bentley potevano chiedersi se avesse una funzione positiva o negativa per l’uomo. In altre parole agivano per l’ordine o per il Caos? Erano Virtù o Vizi?

I tremendi congiurati verranno ad impersonare diversi principi che se vengono lasciati liberi di agire nella società possono portarla al Caos, ma se vengono inquadrati in una prospettiva corretta costruiscono l’ordine. Prima della fine del racconto sarà rivelato che tutti i membri del consiglio anarchico sono inaspettatamente tutti agenti di quel particolare reparto di polizia.

 

Tentativo di decifrazione

Muovendoci sul sentiero indicato dalla dedica cerchiamo ora di decifrare il senso dei diversi giorni della settimana. iv Il nazionalismo impersonato da Gogol-Martedì viene allontanato subito dall’Anarchia perché è difficile da nascondere. Infatti il patriottismo potrebbe essere considerato sospetto da un potere imperiale, ma è il principio che più di tutti mira a costruire una società ordinata; quindi è l’Anarchia stessa a respingerlo. La neutralizzazione del patriottismo costituisce il primo passo per la pacificazione dei due amici alla ricerca della stabilità.

Poi sarà la scienza nella persona di de Worms-Venerdì a manifestare l’aderenza al reparto speciale anti-anarchico. La scienza infatti se da una parte pare mettere in discussione ciò che è ritenuto certo e quindi portare al disordine, pure agisce secondo un principio di verità che le è costitutivo ed opera per affermare e conoscere la verità e quindi è operatrice di ordine.

Il terzo a far cadere la maschera sarà Bull-Sabato che impersona la malvagità; ma soltanto togliendo gli occhiali scuri rivelerà dei tratti infantili e bonari. Non ha infatti la cattiveria una forza radicalmente distruttiva può fare paura, può fare del male, ma non costituisce una alternativa all’ordine.

Possono la nobiltà e l’orgoglio di classe essere un pericolo per l’ordine? Il marchese Saint Eustache-Mercoledì può duellare, e anche combattere, ma non può perdere il riferimento all’ordine o costituito o da costruire; la sua lealtà gli impedisce di essere dalla parte del Caos.

Da ultimo il Segretario-Lunedì, del quale non si fa il nome, forse in quanto rappresentante dell’anonima burocrazia. Chi ha avuto scontri con gli uffici, specialmente quelli pubblici, sa bene che la burocrazia non sempre opera per l’ordine, ma spesso per affermare principi irrazionali ed incoerenti. La sua forza però è pur sempre gerarchica e quindi non è necessariamente rivolta ad operare per il Caos. Lunedì organizza l’attività del Consiglio Anarchico, ma non essendo una forza determinata al male, condurrà il manipolo di infiltrati al cospetto di Domenica.

 

Domenica

I sei eroi intraprendono alla fine un inseguimento condotto a rotta di collo e senza riposo per raggiungere Domenica. Lunedì pone all’ineffabile Domenica la domanda cruciale che si può porre soltanto a Dio:

Siamo venuti per sapere che significa tutto questo. Chi è Lei? Che cosa è? Perché ci ha portati qui? Sa chi e che cosa siamo? È un mezzo pazzo che gioca ai cospiratori o un uomo che la sa lunga e che fa il pazzo?

 

Domenica, dopo aver affermato la propria ineffabilità si è avvalso dei più strani ed incredibili mezzi per fuggire ai cercatori della Verità, affermando con questo la propria natura trascendente. Quindi è il Principio Primo della realtà; non il Dio dei cristiani in quanto in quel periodo Chesterton era panteista e aveva posto il suo senso della divinità nel dubbio se operi per l’ordine o per il disordine. Ecco perché lo fece comparire sia come capo dei poliziotti sia come capo degli anarchici. Qual è il vero Domenica? quello che opera per l’ordine o il capo della cospirazione anarchica?

Nella festa finale Chesterton mostrerà una prima possibilità. I poliziotti vengono fronteggiati dall’anarchico Gregory che rimprovera loro di essere tranquilli e fiduciosi. Syme, il nostro Giovedì, risponde ricordando le sofferenze morali patite dai paladini dell’ordine; ma allora al pensiero che un Dio possa somministrare dolori e dubbi atroci negli uomini sorge una domanda risoluta da fare a Domenica: e tu hai sofferto? Infatti soltanto la sofferenza di Dio può riscattare le sofferenze degli uomini. Razionalmente sono due le possibilità la prima è quella della gnosi: affermare un Dio debole, fallibile e crudele. L’altra è quella dell’incarnazione. Chesterton non fa una scelta: Domenica fornisce soltanto una risposta sibillina valida sia per l’uomo sia per Dio. La ricerca di Dio non era ancora finita, ma contemplava un Dio ignoto ed inconoscibile principio primo della realtà.

 

Finale

A quel punto, l’incubo svanisce e Syme rivede la giovane e graziosa ragazza che aveva salutato prima che iniziasse l’avventura e, finalmente riconciliato con il poeta anarchico compagno nella ricerca notturna della Verità e della Bontà, e del rapporto con il mondo, Dio e la vita, può scrivere e leggere tranquillamente dei dubbi ormai superati. Quei principi che potevano essere interpretati come alleati del Caos non lo sono necessariamente ed un Dio provvidente che conosce le sofferenze degli uomini è il garante dell’ordine possibile.

Quando pensa a Domenica Giovedì pensa al mondo intero; ma guardando le cose: un albero, una nuvola... dichiara che non è la vera nuvola, il vero albero ecc. ma ne sono il retro. Bisognerebbe allora andare a guardarli dall’altra parte, per conoscerli realmente. Questa considerazione ha la radice nella comprensione che lo guarì dalla depressione tutto era magnifico paragonato al nulla, frase della quale si comincia a capire il significato. Se ogni cosa è bene per come ci appare, pur tuttavia non potremo afferrarla in pieno finché non le avremo girato attorno fino a vederla nella sua origine metafisica. Il passaggio successivo per Chesterton sarà la Fede cristiana con il principio di creazione.

 

Ricominciamo

Poteva sembrare di essere giunti alla fine di queste note, con una conclusione pacificante; ma chestertonianamente dobbiamo affermare che dopo aver portato a termine qualcosa la risoluzione migliore da prendere è di ricominciare il lavoro fatto per cercare di coglierne il significato, guardandolo di nuovo.

La prima cosa da fare è stendere un breve riassunto per riappropriarci del lavoro fatto, del percorso adottato per quanto strano e bislacco possa sembrare. Sulla base della prefazione si è ipotizzato che Bentley e Chesterton si interrogassero sulla cattiveria del mondo ed in particolare se le forze principali della società che vedevano operare per il male, lo facessero necessariamente. Le forze individuate sono: il nazionalismo, la scienza, la aristocrazia, la malvagità, la burocrazia, e la poesia (quest’ultima assolta fin dall’inizio), una volta che furono vagliate ed esaminate, rivelarono i loro aspetti positivi, ed i due amici poterono alla fine scriverne tranquillamente.

Anche noi potremmo adesso ritenerci soddisfatti, ma se vogliamo seguire Chesterton non possiamo fermarci qui. Nelle prime pagine del terzo capitolo di Ortodossia ci mette in guardia contro le virtù cristiane che devastano il mondo in quanto vagano isolatamente. Quindi il male del mondo non proviene soltanto dalle malvagità, ma anche dalla bontà incontrollata. La vita virtuosa infatti consiste nell’esercizio di tutte le virtù e non nell’esercizio estremizzato di una sola.

È altrettanto certo che i sei principi ricordati, quando siano volti al male contemporaneamente in un uomo od in una cultura, si potenziano e portano a conseguenze nefaste. Si pensi ad esempio alle conseguenze a cui ha portato il nazismo che fu un impasto di nazionalismo, di scientismo, di malvagità e di burocrazia. Si pensi anche che i tentativi più forti di limitarlo e di combatterlo dall’interno furono portati da membri dell’aristocrazia militare, mossi anche da valori cristiani. La tentazione dell’aristocrazia, un altro dei fattori di rischio sociale, in questo caso tentò di contrastare il male.

Ma pensiamo più semplicemente a come si potenzino il vizio del fumo e del bere (non il loro esercizio moderato sotto il controllo della temperanza). La nicotina è un vasocostrittore e l’alcole un vasodilatatore Quale migliore accoppiamento di vizi per ottenere l’impressione del benessere. O anche ai peccati opposti dell’invidia e della gelosia ed a quali forme di accaparramento porta la loro compresenza nella coscienza di una persona che risulta invidiosa delle ricchezze e felicità altrui e gelosa delle proprie.

Quindi se le diverse virtù quando stanno assieme si potenziano, lo stesso fanno anche i vizi. Quelle per il bene, questi per il male.

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i A Rivista Anarchica marzo 1999, anno 29, numero 252 pag.29

 http://www.arivista.org/?nr=252&pag=29.htm#box 

ii G.K. Chesterton “Eugenetica e Altri Malanni” ed. Cantagalli Siena 2008.

Si veda il terzo Capitolo “L’Anarchia dall’Alto” pagina 77 e seguenti


iii GK Chesterton “L’uomo che fu Giovedì”, BUR, Milano, Prima edizione 1957, pag. 67 


iv Un lavoro simile è stato fatto da don Guido Bennati nella Tesi di baccellierato dal titolo “Io ti Conoscevo Per Sentito Dire, Ma Ora i Miei Occhi Ti Vedono (GB 41,5)”, AA 2004-05 presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Modena. Don Guido ha esaminato i giorni dal punto di vista della creazione pagg. 99 e seguenti.


v Per capire al meglio queste considerazioni è bene leggere le ultime dodici pagine del quarto capitolo dell’Autobiografia, nel quale parla del libro e del periodo in cui lo scrisse. Nella edizione Racconti ed Autobiografia Casini editore, 1988, pagg. da 492 a 505.

 

 

Verona 10 ottobre 2020

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